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lunedì 29 dicembre 2008

Il 2009 sarà un anno di fede per me!!!!!!

AVERE FIDUCIA IN DIO
Salmi 26
1 Di Davide.Il Signore è mia luce e mia salvezza,di chi avrò paura?Il Signore è difesa della mia vita,di chi avrò timore?
2 Quando mi assalgono i malvagi per straziarmi la carne,sono essi, avversari e nemici,a inciampare e cadere.
3 Se contro di me si accampa un esercito,il mio cuore non teme;se contro di me divampa la battaglia,anche allora ho fiducia.
4 Una cosa ho chiesto al Signore,questa sola io cerco:abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita,per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario.
5 Egli mi offre un luogo di rifugio nel giorno della sventura.Mi nasconde nel segreto della sua dimora,mi solleva sulla rupe.
6 E ora rialzo la testasui nemici che mi circondano;immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza,inni di gioia canterò al Signore.
7 Ascolta, Signore, la mia voce.Io grido: abbi pietà di me!
Rispondimi.
8 Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»;il tuo volto, Signore, io cerco.
9 Non nascondermi il tuo volto,non respingere con ira il tuo servo.Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
10 Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,ma il Signore mi ha raccolto.
11 Mostrami, Signore, la tua via,guidami sul retto cammino,a causa dei miei nemici.
12 Non espormi alla brama dei miei avversari;contro di me sono insorti falsi testimoniche spirano violenza.
13 Sono certo di contemplare la bontà del Signorenella terra dei viventi.
14 Spera nel Signore, sii forte,si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.

BUON ANNO A TUTTI!!!!!!!!!!!!


domenica 28 dicembre 2008

La bomba Lavezzi

La bomba delle bombe quest'anno è stata intitolata al nuovo idolo dei tifosi napoletani, Ezechiel Lavezzi, detto il 'pocho'. Il nuovo argentino che sta facendo impazzire la tifoseria azzurra ha raccolto l'eredità di Diego Maradona anche per quanto riguarda il barbaro modo di festeggiare l'arrivo dell'anno nuovo. Dalla 'bomba Maradona' alla 'bomba Lavezzi' o, come pure è stata definita 'A capa' e Lavezzi' ('la testa di Lavezzi'). Ma, fanno notare gli esperti attenti ai bidoni: non è escluso infatti che, l'enorme bomba, di quelle che normalmente vengono utilizzate dal racket delle estorsioni per far saltare in aria i negozi dei commercianti riottosi a pagare la tangente potrebbe anche essere in parte fasulla.
Al posto di quel chilo e mezzo di polvere nera a volte può capitare che vi sia della sabbia o altro per rendere l'ordigno più pesante e quindi ingannare gli incauti acquirenti. Al mercato una 'bomba Lavezzi' costa dai 200 ai 300 euro. Naturalmente non si trovano in bella mostra sulle bancarelle che vendono fuochi artificiali innocui ma bisogna andare al posto giusto per poterne comprare una. In genere spuntano all'improvviso nelle ultime ore dell'ultimo giorno dell'anno.

Per

sabato 27 dicembre 2008

Il miracolo di Natale




Il miracolo di Natale
Nella valle incantata, in una fattoria felice, viveva un bue di nome Barny. Grande e grosso, con due occhi buoni e sinceri, lavorava tutto il giorno spingendo l'aratro. Questo bue era l'amico di tutta la fattoria: i contadini con i quali lavorava gli volevano un gran bene e i bambini non si stancavano mai di giocare con lui. Nonostante fosse così grande e grosso non faceva paura a nessuno, perché era l'animale più buono che potesse esserci. Alla sera quando tramontava il sole e si stendevano le prime ombre, tutti gli animali si radunavano intorno a lui per sentirlo narrare le sue tante storie. Appena finiva di raccontarne una, subito gli chiedevano: "Dai, dai, raccontane un'altra"; lui continuava fino al crepuscolo e allo spuntare delle prime stelle, poi diceva: "Ora andiamo a dormire, domani ci aspetta una lunga giornata di lavoro". Allora tutti gli animali andavano a dormire e nella fattoria scendeva un grande silenzio. Il bue Barny era simpatico a tutti: alle pecore e alle oche, alle anatre e agli agnellini, alle mucche e ai maialini, alle galline e al vecchio cane da guardia, al padrone della fattoria e ai suoi bambini, ma il suo migliore amico era il piccolo asinello Tim con cui condivideva la stalla, la paglia e il duro lavoro. Quando arrivava la notte e si coricavano vicini, si guardavano a lungo senza dirsi nulla e poi si addormentavano, stanchi ma felici. Il bue aveva un piccolo segreto nel cuore che conosceva solo l'asinello: gli piaceva danzare. Un giorno l'asinello gli disse: "Perché non ci provi, tanto non ci vede nessuno: ti prometto che questo segreto rimarrà in questa stalla". Tra veri amici anche i desideri più assurdi si possono realizzare e da quel giorno il bue incominciò ad improvvisare dei semplici balletti. L'asinello si divertiva tantissimo. Poi toccò a Tim realizzare il suo desiderio: a lui piaceva moltissimo cantare. E siccome tra amici anche i desideri più assurdi si possono realizzare, l'asinello, tutte le domeniche, inventava delle allegre canzoncine che mai nessuno aveva ascoltato all'infuori dell'amico bue. Quei momenti, quegli scherzi, quelle risate erano tutta la vita e il divertimento dei due amici, che sapevano rendere grazie a Dio per ogni nuovo giorno loro donato. Appena sorgeva l'alba i due amici iniziavano il loro lavoro: il bue spingeva l'aratro e l'asinello trasportava la legna. Fino a sera non si vedevano più, ma non c'era istante della giornata in cui non sentivano l'uno la presenza e il sostegno dell'altro. Tim era tutto per il bue Barny: fin dal giorno del suo arrivo nella fattoria gli era sempre stato accanto con il suo affetto e con la sua amicizia. Gli aveva insegnato le prime cose e si era preso cura di lui come un fratello, gli aveva fatto conoscere tutti gli animali della fattoria e l'aveva incoraggiato nei momenti di fatica. Anche Barny, sin dall'inizio, aveva ricambiato l'affetto per l'asino Tim e con il passare degli anni erano divenuti sempre più uniti, quasi una cosa sola. Quante difficoltà, quante sofferenze, ma il calore della loro amicizia aveva reso tutto più leggero, più bello. Una sera, mentre tutti gli animali erano riuniti intorno al bue per ascoltare le sue storie, l'anatra chiese al bue: "Perché non ci racconti la tua storia, la storia della tua famiglia?". Il bue per un attimo esitò, ma poi iniziò il suo racconto. "In verità non ho molto da dire", disse il bue, inizialmente un po' imbarazzato dall'argomento. "Nella fattoria dove sono nato eravamo tanti vitellini: gli altri sono stati scelti per diventare dei tori e io invece per essere un bue e fare lavori pesanti. Poiché nella mia fattoria non serviva un trasportatore di aratro sono stato venduto e sono finito qui. Io sono molto contento, sapete, non mi lamento, ma ringrazio ogni giorno il buon Dio di essere utile per il duro lavoro della terra e di alleviare il peso dei contadini. Ma i miei fratelli, ahimé, si vergognano di avere un fratello bue, loro, così famosi in tutto il mondo: partecipano alle più importanti corride, gareggiano con i toreri più famosi, figurano su tutti i quotidiani e per questo mi disprezzano. Ma io non li invidio affatto, io non vorrei essere come loro: non fanno altro che fomentare la violenza e l'odio delle persone che assistono alle loro gare, nelle quali, pensate un po', anche morire fa parte dello spettacolo". Il bue concluse così il suo racconto. Gli animali erano ammutoliti e nessuno osava più domandare nulla. L'asinello prese la parola rompendo il grande silenzio che aveva seguito il racconto del bue e disse: "Anch'io ho dei cugini molto famosi: sono cavalli da corsa. Partecipano alle gare e la gente scommette fior di quattrini sulle loro vittorie. Si vergognano di avere un lontano parente asino e si vantano di avere avuto antenati che hanno portato sulla loro groppa i più coraggiosi cavalieri partecipando alle più cruenti guerre. Sì, io sono un asino da soma e perciò disprezzato, ma non ho mai fatto guerra a nessuno". "Bravo! Giusto!", incominciarono a commentare gli animali, infervorati dal racconto dell'asinello. Ormai era notte inoltrata quando gli animali della fattoria sciolsero la seduta. Incominciava a far freddo poiché l'autunno stava per fini e l'inverno era alle porte. Il giorno successivo iniziò con un gran trambusto nella fattoria. Alle prime luci dell'alba era infatti giunto nella valle incantata un gran numero di persone. C'erano il parroco del paese, le autorità e personalità molto importanti. "Chissà chi cercano", iniziarono a chiedersi curiosi gli animali. Ben presto tutti iniziarono a fare castelli in aria. "Sicuramente cercano me – disse la mucca con presunzione - avranno bisogno del mio latte". "No! – ribatté l'anatra – è me che cercano: avranno bisogno della mia carne pregiata per un pranzo succulento". "No! – interruppe il maiale – il Natale si avvicina e certamente staranno cercando me per il cenone con il gustoso cotechino". "Siete tutti in errore – dissero le galline – certamente è delle nostre uova che avranno bisogno". Barny e Tim ascoltarono un po' divertiti le dispute dei loro amici, poi si avviarono ad iniziare il loro lavoro, alquanto indifferenti alla questione: di sicuro non era loro due che cercavano. Mentre camminavano, all'improvviso si sentirono chiamare. "Barny, Tim venite qui – gridò il padrone della fattoria – vi stanno cercando". I due amici non credevano alle loro orecchie. Tim avanzò un po' timoroso e Barny lo seguì, restando leggermente indietro. Quando giunsero davanti a tutta quella folla di persone, l'enigma fu presto risolto. "Stiamo preparando per la prima volta un presepe vivente nel nostro paese", disse il parroco sorridendo ai due buffi amici. "E' un evento importante – continuò il sindaco – verrà la gente anche dai paesi vicini per poter rivivere dal vero la nascita del nostro Salvatore". Barny e Tim guardavano i due interlocutori un po' stupiti: cosa c'entravano loro in tutto questo discorso? "Voi saprete che il Bimbo divino fu scaldato nella gelida notte da un bue e un asinello – disse il parroco, concludendo il discorso – abbiamo bisogno di voi per preparare la grotta di Betlemme. Accettate il nostro invito?". "Noi?" disse Tim, talmente stupito da non riuscire quasi a reggersi in piedi, "Accettiamo con gioia immensa – disse Barny – è un dono senza misura poter scaldare Gesù Bambino". Così nella fattoria iniziarono i preparativi per il grande evento. Tutti gli animali si sentivano onorati della parte assegnata a Tim e Barny e per questo venne loro l'idea di formare una piccola banda musicale per accompagnare il bue e l'asinello in paese la notte di Natale. Le oche suonavano la tromba, le galline i tamburi, i maiali la grancassa, le pecore i piatti, le mucche il trombone e il grosso cane da guardia era nientepopodimeno che il direttore d'orchestra. Intanto anche i bambini iniziarono ad ornare la fattoria con gli addobbi natalizi e tutto si colorò di attesa e di festa, Non c'era sera in cui, dopo il lavoro, gli animali non si riunissero per suonare i brani natalizi, preparati ed eseguiti dalla loro banda, mentre il bue e l'asinello provavano la loro parte nell'immaginaria grotta di Betlemme. Passarono i giorni e presto giunse il momento tanto atteso: la vigilia di Natale. Gli animali non stavano più nella pelle dalla gioia. Poche ore prima della mezzanotte tutti gli amici si predisposero per scendere in paese suonando. Al cenno del cane da guardia la banda attaccò: prima le oche intonarono con le trombette le dolci melodie, accompagnate dai tromboni; si unirono ad essi i piatti e i tamburi che intervallavano la musica con dei bei ritmi. Ultimi seguivano la banda Tim e Barny, gli ospiti d'onore. E così, passo dopo passo, la processione arrivò in paese. Gli abitanti, usciti dalle case per attendere la nascita di Gesù, non credevano ai loro occhi: mai si era visto uno spettacolo così bello. Finito di suonare, gli animali fecero venire avanti Tim e Barny che presero posto nella grotta. Eccoli dunque pronti per il fatidico momento. Allo scoccare della mezzanotte, iniziarono a suonare le campane: Gesù era nato. Mentre tutti cantavano "Gloria a Dio su nel cielo e pace in terra agli uomini di buona volontà", il sacerdote pose il bimbo di gesso nella grotta e i due amici commossi si chinarono per scaldarlo con il loro fiato, come era stato loro detto. Ma all'improvviso, il piccolo bimbo di gesso si animò, aprì gli occhi e guardando il bue e l'asinello disse: "Non è il calore del vostro fiato a scaldarmi in questa gelida notte, ma l'amore che regna tra voi, l'amore della vostra amicizia. Tutte le volte che continuerete a volervi bene, così come avete sempre fatto, io sarò tra voi, come in questa notte". Questione di pochi attimi e il bimbo ritornò immobile, di gesso. La funzione finì e Barny e Tim ritornarono nella loro fattoria. Era stato un sogno, uno scherzo della loro fantasia, o davvero un miracolo di Gesù Bambino? E chi lo sa! I due amici non raccontarono mai a nessuno l'episodio, che tennero conservato nel loro cuore fino alla morte. Ma nei loro occhi, da quella notte, ci fu una luce nuova che non passò inosservata agli amici della fattoria: la certezza che quel loro piccolo amore e quella loro semplice amicizia, era qualcosa di grande agli occhi di Dio.

Trovare la forza di cambiare

...Se i vostri figli dovessero nascere malati o ammalarsi, se un’altra volta dovreste rivolgervi a un politico che in cambio di un voto vi darà un lavoro senza il quale anche i vostri piccoli sogni e progetti finirebbero nel vuoto, quando faticherete ad ottenere un mutuo per la vostra casa mentre i direttori delle stesse banche saranno sempre disponibili con chi comanda, quando vedrete tutto questo forse vi renderete conto che non c’è riparo, che non esiste nessun ambito protetto, e che l’atteggiamento che pensavate realistico e saggiamente disincantato vi ha appestato l’anima di un risentimento e rancore che toglie ogni gusto alla vostra vita.
Perché se tutto ciò è triste la cosa ancora più triste è l’abitudine. Abituarsi che non ci sia null’altro da fare che rassegnarsi, arrangiarsi o andare via. Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere. Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, pensarsi libera. Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini.
Quegli uomini possono strapparti alla tua terra e al tuo passato, portarti via la serenità, impedirti di trovare una casa, scriverti insulti sulle pareti del tuo paese, possono fare il deserto intorno a te. Ma non po
ssono estirpare quel che resta una certezza e, per questo, rimane pure una speranza. Che non è giusto, non è per niente naturale, far sottostare un territorio al dominio della violenza e dello sfruttamento senza limiti. E che non deve andare avanti così perché così è sempre stato. Anche perché non è vero che tutto è sempre uguale, ma è sempre peggio.
Perché la devastazione cresce proporzionalmente con i loro affari, perché è irreversibile come la terra una volta per tutte appestata, perché non conosce limiti. Perché là fuori si aggirano sei killer abbrutiti e strafatti, con licenza di uccidere e non mandato, che non si fermano di fronte a nessuno. Perché sono loro l’immagine e somiglianza di ciò che regna oggi su queste terre e di quel che le attende domani, dopodomani, nel futuro. Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora, o mai più.
ROBERTO SAVIANO


BUON 2009

Il vero significato del Natale


Nell’ormai lontano 1965, Charles M. Schulz presentò al mondo intero, tramite le sue insolite e famose vignette, un natale di Charlie Brown. In questa classica vignetta di vacanze natalizie, la banda dei Peanuts è impegnata nei preparativi per il grande evento. Ma in realtà nessuno di loro si preoccupa di dare attenzione e un sufficiente peso al vero significato del natale.
Tutti sono troppo occupati a ballare. O a decorare…come Snoopy.
O a lamentarsi dei regali, come Lucy.
O impegnati a scrivere a Babbo Natale, come Sally.
Tutto questo “consumismo” rende Charlie Brown molto depresso. Charlie si rende conto che c’è qualcosa che non quadra,
manca qualcosa, e infine frustato si mette a urlare “
C’è qualcuno lassù che sa qual è il vero significato del Natale?”
Perciò e con gran stupore, tutti i suoi amici smettono di fare
ciò che stavano facendo, senza sapere esattamente
come o cosa rispondere.

Soltanto Linus si fa avanti con
una risposta presa direttamente dalla Bibbia.



In quella stessa regione c’erano dei pastori
che stavano nei campi e di notte facevano la guardia
al loro gregge. E un angelo del Signore si presentò a loro
e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono
presi da gran timore. L’angelo disse loro:
“ Non temete, perchè io vi porto la buona notizia
di una grande gioia che tutto il popolo avrà:
“ Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore,
che è il Cristo, il Signore.
E questo vi servirà di segno:
troverete un bambino avvolto in fasce
e coricato in una mangiatoia”.
E a un tratto vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
“Gloria a Dio nei luoghi altissimi,
e pace in terra agli uomini ch’egli gradisce!”. (Luca 2:8-14)
Questo è il vero significato del Natale, caro “Charlie Brown.”

Il senso del Natale


IL SENSO DEL NATALE

Augurare Gioia?

Che senso ha se ci sono fratelli che non ne possono avere?

Augurare Ricchezza?

Che senso ha se ci sono uomini che non ne possono avere?

Augurare Amore?

Che senso ha se ci sono persone che non ne possono avere?

Augurare Speranza?

Che senso ha se ci sono alcuni che non ne possono avere?

Gesù è venuto tra noi

per dare a TUTTI la possibilità di avere

Gioia, Ricchezza, Amore, Speranza.

Che senso ha avuto?

Penso alle vittime della camorra,dell’ingiustizia,della povertà, delle guerre,del potere,della solitudine,della violenza

,ed allora,solo dando uno sguardo al futuro,

vi/mi Auguro:

Un impegno serio e costante

Uno sguardo ai più deboli

Agli indifesi

A chi ci tende una mano.

Rendiamoci disponibili,rompiamo i nostri gusci,

le nostre resistenze,superiamo i nostri egoismi;

doniamo, e doniamoci.

SEMPRE

Solo così costruiremo

la PACE, quella vera.

venerdì 26 dicembre 2008

Pecchè sulo a Natale?


‘O suono ‘e na zampogna
na smania ‘e vulè bbene,

N’albero chino ‘e luce
nu desiderio ‘e pace.
Se stenne ‘a mano pure
a n’antico rivale
se sprecano l’augurie,

è ggià, pecch’è Natale.
Sarrà p’‘o clima ‘e festa
che porta ‘a ricurrenza,

‘o core cagna veste
ritrova na cuscienza.
‘Sta vita,

pe’ nu juorno
diventa na livella
e

‘a ggente tutt’attuorno
chisà, pare cchiù bella!
Pure n’ommo ‘nfamone
carezza n’animale
nun fà cchiù

‘o fetendone
le pare naturale.
‘O popolo ‘e stu munno,arravugliato ‘e male,

diventa bbuono ‘nfunno…

Pecchè sulo a Natale?

AUGURI!!!!!!!!!!!!!!


giovedì 25 dicembre 2008

Il dono di un cuore generoso

Il pettirosso...Il dono di un cuore generoso

Nella stalla dove stavano dormendo Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù, il fuoco si stava
spegnendo. Presto ci furono soltanto alcune braci e alcuni tizzoni ormai spenti. Maria e Giuseppe sentivano freddo, ma erano così stanchi che si limitavano ad agitarsi inquieti nel sonno.
Nella stalla c'era un altro ospite:un uccellino marrone;era entrato nella stalla quando la fiamma era ancora viva, aveva visto il piccolo Gesù e i suoi genitori, ed era rimasto tanto contento che non si sarebbe allontanato da lì neppure per tutto l'oro del mondo.
Quando anche le ultime braci stavano per spegnersi, pensò al freddo che avrebbe patito il bambino messo a dormire sulla paglia della mangiatoia. Spiccò il volo e si posò su un coccio accanto all'ultima brace.
Cominciò a battere le ali facendo aria sui tizzoni perchè riprendessero ad ardere. Il piccolo petto bruno dell'uccellino diventò rosso per il calore che proveniva dal fuoco, ma il pettirosso non abbandonò il suo posto. Scintille roventi volarono via dalla brace e gli bruciarono le piume del petto ma egi continuò a battere le ali finchè alla fine tutti i tizzoni arsero in una bella fiammata.
Il piccolo cuore del pettirosso si gonfiò di orgoglio e di felicità quando il bambino Gesù sorrise sentendosi avvolto dal calore.
Da allora il petto del pettirosso è rimasto rosso, come segno della sua devozione al Bambino di Betlemme.


Il dono di un cuore generoso
Gesù è nato nella povertà, tra gente semplice...
Gesù,
Tu sei nato debole
perchè io
non abbia mai paura di Te.
Sei nato povero
perchè io ti consideri
la mia unica ricchezza.
Sei nato piccolo
perchè io non cerchi
di dominare gli altri.
Sei nato in una grotta
perchè ogni uomo
sia libero di incontrarti.
Sei nato nella semplicità
perchè io smetta
di essere complicato.
Sei nato per amore
perchè io non dubiti
mai del tuo AMORE

martedì 23 dicembre 2008

Un dono




UN DONO

Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo.
Mahatma Gandhi

Desidero regalare a tutti i miei amici del blog:
UN SORRISO,UN RAGGIO DI LUCE,UNA LACRIMA,IL CORAGGIO,LA SPERANZA,LA BONTA',L'AMORE...

"Per costruire un mondo migliore occorre amare gli altri e superare il proprio egoismo"...
In questo periodo sto riflettendo molto su queste parole...a volte presa dai miei problemi non riesco più a sentire il dolore delle persone che mi sono vicine...ma non c'è niente di più bello che porsi nell'ascolto degli altri...

Buon Natale!!!




Perchè alla grotta c'erano l'asino e il bue?

Vi voglio scrivere un'altra storiellina di Natale...spero che non mi giudicate "bambina"per questo mio modo di comunicare con voi!!!
A proposito di umiltà...l'ho raccontata ai miei alunni.Avevamo dei problemi per la scelta di due bambini che dovevano fare il bue e l'asinello.Nessuno voleva fare il bue e l'asinello...dopo che ho raccontato questa storia sono usciti "gli attori".
Mentre Giuseppe e Maria erano in viaggio verso Betlemme, un angelo radunò tutti gli animali per scegliere i più adatti ad aiutare la Santa Famiglia nella stalla.
Per primo, naturalmente, si presentò il leone.
"Solo un re è degno di servire il Re del mondo", ruggì "io mi piazzerò all'entrata e sbranerò tutti quelli che tenteranno di avvicinarsi al Bambino!"
"Sei troppo violento" disse l'angelo.
Subito dopo si avvicinò la volpe.
Con aria furba e innocente, insinuò :"Io sono l'animale più adatto. Per il figlio di Dio ruberò tutte le mattine il miele migliore e il latte più profumato. Porterò a Maria e Giuseppe tutti i giorni un bel pollo!"
"Sei troppo disonesta", disse l'angelo.
Tronfio e splendente arrivò il pavone.
Sciorinò la sua magnifica ruota color dell'iride:"Io trasformerò quella povera stalla in una reggia più bella del palazzo di Salomone!" "Sei troppo vanitoso"disse l'angelo.
Passarono, uno dopo l'altro, tanti animali ciascuno magnificando il suo dono.
Invano.
L'angelo non riusciva a trovarne uno che andasse bene. Vide però che l'asino e il bue continuavano a lavorare, con la testa bassa, nel campo di un contadino, nei pressi della grotta.
L'angelo li chiamò :"E voi non avete niente da offrire?"
"Niente", rispose l'asino e afflosciò mestamente le lunghe orecchie,"noi non abbiamo imparato niente oltre all'umiltà e alla pazienza. Tutto il resto significa solo un supplemento di bastonate!"
Ma il bue, timidamente, senza alzare gli occhi, disse:"Però potremmo di tanto in tanto cacciare le mosche con le nostre code".
L'angelo finalmente sorrise:" Voi siete quelli giusti"!!!


Ricetta del limoncello al latte(crema al limone)
Silvana Occhiobuono mi ha chiesto la ricetta, la metto sul blog. 8 limoni possibilmente non trattati 1 litro di alcool 2 litri latte fresco 1k e mezzo zucchero. procedimento: Togliere la parte gialla dai limoni e farla macerare per 8 giorni nell'alcool .Al termine degli 8 giorni togliere le bucce dei limoni dall'alcool e metterle a bollire insieme allo zucchero nel latte per 5 minuti ,continuando a mescolare per non far coagulare.Togliere le bucce dei limoni far raffreddare e mischiare il tutto con l'alcool.Dopo imbottigliato x 5 giorni agitare le bottiglie dall'alto in basso e viceversa.Noi quando e' pronto mettiamo la bottiglia nel congelatore, in estate e in inverno è sempre molto buono.

lunedì 15 dicembre 2008

Il presepe napoletano



A Napoli si ha notizia del presepe già nel 1025, in un documento che menziona la Chiesa di S. Maria del presepe, e nel 1324 quando viene citata ad Amalfi una "cappella del presepe di casa d'Alagni". Nel secolo XV compaiono i primi "figurarum sculptores" che realizzano sacre rappresentazioni in chiese e cappelle napoletane - le più importanti sono quelle dei presepi di San Giovanni a Carbonara dei fratelli Pietro e Giovanni Alemanno, San Domenico Maggiore, Sant'Eligio e Santa Chiara. Sono statue lignee policrome a grandezza naturale colte in atteggiamenti ieratici di intensa religiosità, poste davanti ad un fondale dipinto. Verso la metà del 1500, con l'abbandono del simbolismo medioevale, nasce il presepe moderno per merito, secondo la tradizione, di San Gaetano da Thiene che nel 1530 realizza nell'oratorio di Santa Maria della Stelletta, presso l'Ospedale degli Incurabili, un presepe con figure in legno abbigliate secondo la foggia del tempo. Nel corso del secolo iniziano anche a comparire i primi accenni al paesaggio in rilievo che sostituisce quello del fondale dipinto; al bue e all'asinello - unici animali presenti nella rappresentazione - si aggiungono via via cani, pecore, capre. Durante il '500 si intensifica anche la costruzione dei presepi con figure di dimensioni sempre più ridotte fino a giungere alla realizzazione del primo presepe mobile a figure articolabili, allestito dai padri Scolopi nel 1627. Il secolo d'oro del presepio a Napoli è il '700 e coincide con il Regno di Carlo III di Borbone, sovrano mecenate che riporta la città partenopea al livello delle più ferventi capitali europee, alimentando una meravigliosa fioritura culturale e artistica, testimoniata anche dalla magnifica produzione presepiale.
Cambiano le tecniche di realizzazione del "pastore" - termine con il quale s'individua qualsiasi personaggio presepiale - sostituendo la statua scolpita, la cui realizzazione richiedeva troppo tempo, con manichini con un'anima di fil di ferro, arti in legno e teste di terracotta ricavate da piccoli stampi, che avevano anche il pregio di poter essere articolati come richiedeva il personaggio, rappresentato nell'atto in cui veniva colto, dando l'impressione del movimento. Il "figurinaio" diviene una vera e propria professione, che coinvolge anche le donne di casa adibite al taglio e cucito delle vesti, con specializzazioni diverse, nella realizzazione di pastori, di animali di strumenti di lavoro e musicali, di prodotto dell'orto e minuterie varie tutti riprodotti in scala. Tra questi eccelle Giuseppe .Tra questi eccelle Giuseppe Sammartino e per gli animali Saverio Vassallo. Nasce lo "scoglio", una sorta di sperone roccioso che, a seconda delle dimensioni può ospitare la scena del "Mistero" (Maria, Giuseppe, Gesù, Angeli, bue e asinello) o costituire la base per tutto il paesaggio presepiale. La grotta, con una miriade di Angeli che scendono dall'alto viene sempre più spesso sostituita con le rovine di un tempio pagano; la scena della Natività è sempre più defilata e quasi soffocata nello scenario circostante sovrabbondante di personaggi e paesaggi, nei quali spicca il corteo dei magi reso più esotico dal seguito dei "mori" abbigliati con vesti orientali dai colori sgargianti. Aumenta il numero dei personaggi che diventano folla di contadini, pastori, pescatori, artigiani, mendicanti, popolo minuto e notabili, tutti colti nelle loro attività quotidiane o in momenti di svago, nei mercati, nelle botteghe, taverne, vie e piazze in scorci di vita cittadina o paesana. Il presepe diventa una vera e propria moda. Lo stesso re, abile nei lavori manuali e nella realizzazione di congegni, si circonda di scenografi, artisti e architetti. Tra questi G. B. Nauclerio che, attraverso tecniche di illuminazione, simulava il passaggio dal giorno alla notte e viceversa e ancora Cappello e De Fazio nonché il dilettante Mosca impiegato e geniale presepista. La regina e le dame di corte confezionano minuscoli abiti per i manichini con le stoffe tessute negli opifici reali di San Leucio. Il presepio immenso, viene allestito in alcuni saloni del Palazzo Reale di Napoli, con centinaia di personaggi e una gran cura per i dettagli. I nobili naturalmente imitano il sovrano rivaleggiando tra loro per sontuosità e ricchezza dei materiali utilizzati: gemme preziose, magnifiche stoffe catturano l'attenzione del "popolino" - ammesso nelle case patrizie per ammirare il presepio - forse più della scena stessa. Famosi i presepi allestiti per il principe di Ischitella, con i Magi abbigliati con vesti dove brillavano innumerevoli gioielli. Il presepio si diffonde anche presso il popolo partenopeo, anche se in forma naturalmente meno sontuosa; ogni casa ha comunque il suo presepio seppure con pochi "pastori" raggruppati su un minuscolo "scoglio", dentro la "scarabattola", una teca da appendere al muro o tenere sul comò. E' tale la frenesia del presepe di Napoli da suscitare le pur bonarie critiche dell'architetto Luigi Vanvitelli che nel 1752 scrivendo al fratello Urbano a Roma, definisce il presepe una "ragazzata" pur rilevando "l'abilità" e la "efficace applicazione" dei napoletani così "goffi nel resto". E' chiaro che il presepe settecentesco, non a caso definito cortese, di sacro conserva ben poco. Si rivela più una esperienza mondana dei nobili e ricchi borghesi: l'avvenimento e il passatempo principale delle festività natalizie, quando il re e la corte visitavano i presepi più rinomati della capitale del regno che talvolta riuscivano a stupire anche la regina come accadde a Carolina nel 1768, alla visita del presepe allestito nella chiesa di Gesù Nuovo. Tuttavia l'universalità e la spettacolarità che si accompagnano all'evento presepio del '700 e le critiche che ne conseguirono, nulla tolgono alla valutazione del fenomeno come concreta espressione d'arte barocca naturalistica, né ai suoi caratteri di tangibile documento storico, descrittivo dei costumi, delle usanze e delle tradizioni del popolo napoletano in un'epoca che vide Napoli splendida capitale di cultura e d'arte e meta irrinunciabile di colti viaggiatori italiani e stranieri. Dopo il regno di Ferdinando IV il presepe cominciò a decadere. La maggior parte dei presepi furono definitivamente smontati, i pastori venduti o dispersi. Di questi fantastici presepi non è giunto fino a noi quasi nulla. Tra i pochi salvati, va ricordato il magnifico allestimento Cuciniello, donato dallo scrittore Michele Cuciniello alla città di Napoli e conservato nel Museo della Certosa di San Martino.

mercoledì 10 dicembre 2008

NATALE!!!


Natale!

Oggi gli angeli ci annunciano la Buona Novella:

“Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama”.
Ognuno di noi è invitato a ricevere questo messaggio nella gioia.
Dio si manifesta nel mistero della Sua incarnazione per annunciarci la nostra salvezza! Nell’assumere forma carnale, il Signore Gesù vuole comunicarci quanto siamo amati da Dio, qualunque sia la situazione in cui ci troviamo al momento di accogliere questa parola.
L’umanità intera riceve questo segno, donatoci per la nostra salvezza! Qual è dunque questo segno? Un neonato deposto in una mangiatoia. Nulla di più bello di un neonato, e nel contempo nulla di più fragile! Gesù ha fame e freddo. Gli occhi di colui che è la Luce, non sono ancora abituati al chiarore della luce! Questa nascita è caratterizzata da povertà, insicurezza, debolezza. È così che il nostro Dio vuole dirci il Suo amore: si abbassa fino a noi, assumendo la nostra condizione umana, e noi sappiamo dove questo Lo condurrà.
Come tutti i neonati del mondo Egli ci tende le braccia, e le tenderà ancora, aprendole sulla croce, per poi richiuderle su tutti gli uomini di questa terra, salvandoli definitivamente dalla morte!
Cari fratelli e sorelle, noi che vogliamo essere e dirci cristiani dobbiamo essere attenti al modo in cui il Signore ci manifesta il Suo amore. Siamo invitati a ricevere amore e a donare amore. A immagine del nostro Dio, dobbiamo fare questa esperienza conservando l’umiltà, prendendo esempio dall’umiltà infinita di Cristo, tesoro inesauribile a disposizione di tutti.
Non dobbiamo avere paura di dire al Signore quanto l’amiamo! Naturalmente ci sentiamo poveri, peccatori, con nulla da offrire. Andiamo verso il Signore così come siamo! Questa è la vera scuola dell’umiltà.
Chiunque siamo, concelebriamo in umiltà con il Signore e lodiamo Colui che è Amore. Non dobbiamo temere la nostra povertà, di qualsiasi tipo essa sia: “un povero ha gridato, Dio l’ascolta…”. Come piccoli neonati gridiamo la nostra gioia, gridiamo il nostro amore al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Come il Salvatore del mondo, nato in una grotta e deposto in una greppia, esercitiamoci ad amare dimorando nell’umiltà; così beneficeremo della grazia della kenosis di Gesù, che oggi si manifesta nel mistero dell’incarnazione.
Vi voglio anche dire: non abbiate timore di amare!!! Lasciamoci coinvolgere dall’amore. Se non sappiamo amare, impariamo ad amare! Un tale processo d’apprendimento non è mai facile: intraprendiamolo con umiltà e cerchiamo aiuto presso il nostro Maestro. Dio ha avuto compassione di Adamo. In questo si caratterizza il Suo Amore: ci ha voluto liberare dalle tenebre della morte. Per fare questo il Signore si è caricato di compassione, umiliandosi. Non è venuto su questa terra come conquistatore. Si è abbassato fino a diventare neonato in mezzo ai piccoli, ai poveri, ai peccatori. LodiamoLo per questo mistero, per questo Suo abbassarsi. Con l’aiuto della grazia, apriamoci alla compassione verso chi ci circonda. Ciò significa che ciascuno, in misura delle proprie forze, deve caricarsi della sofferenza e dell’angoscia del mondo, per deporla ai piedi di Gesù Signore. Mi azzardo ad affermare che ciò sarà da Lui ricevuto come l’oro dei magi: la misericordia e la compassione valgono più dei lingotti d’oro agli occhi di Dio!
In occasione di questa bella festa, vi esorto a gustare la gioia e la pace del Natale. Attingiamo gioiosi al grande tesoro dell’ umiltà e della compassione di Cristo Gesù.

E' Natale


E' NATALE!
E' Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano.
E' Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società.
E' Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.
E' Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.
E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.

Madre Teresa di Calcutta

La clinica del Signore


Sono stato nella clinica del Signore.
Sono stato nella Clinica del Signore per farmi dei controlli di routine e ho constatato che ero ammalato.
Quando il Signore mi misurò la pressione, ho visto che avevo la Tenerezza "bassa".
Nel misurarmi la temperatura, il termometro registrò 40° di Ansietà.
Mi fece un elettrocardiogramma e la diagnosi fu che avevo bisogno di diversi By-pass di Amore perchè le mie arterie erano bloccate dalla Solitudine e non irroravano il mio cuore vuoto.
Andai in ortopedia, dato che non potevo camminare al fianco del mio fratello e non potervo dargli un abbraccio fraterno, perchè mi ero fratturato inciampando nell’Invidia.
Mi riscontrò anche una miopia, dato che non potevo vedere al di là delle cose negative del mio prossimo.Quando dissi di essere sordo, il Signore mi diagnosticò che avevo tralasciato di ascoltare ogni giorno la sua voce.
E’ per questo che il Signore mi ha fatto una consulenza gratuita e, grazie alla sua grande misericordia, prometto che, uscendo da questa Clinica, prenderò solamente le medicine naturali che mi ha prescritto attraverso la sua verità:
- appena alzato dal letto, bere un bicchiere di RICONOSCENZA-
prima di andare al lavoro prendere un cucchiaio di PACE-
ad ogni ora ingerire una compressa di PAZIENZA e una coppa di UMILTA’-
al ritorno a casa iniettarmi una dose di AMORE-
Prima di andre a letto, prendere 2 capsule di COSCIENZA TRANQUILLA

L'anima

"GESU' E L'ANIMA"
Gesù: « O anima, ti vedo tanto sofferente, vedo che non hai nemmeno le forze per parlare con Me. Ecco che ti parlerò Io, o anima. Anche se le tue sofferenze fossero le più grandi, non perdere la serenità dello spirito e non lasciarti vincere dallo sconforto. Però dimmi, bambina Mia, chi ha osato ferire il tuo cuore? RaccontaMi tutto, raccontaMi tutto, sii sincera nel trattare con Me. SvelaMi tutte le ferite del tuo cuore, Io le guarirò e la tua sofferenza diverrà la fonte della tua santificazione ».
- L'anima: « Signore, le mie sofferenze sono così grandi, diverse e durano da così lungo tempo, che lo sconforto si è impadronito di me ».
- Gesù: « Bambina Mia, non bisogna lasciarsi prendere dallo sconforto. So che confidi in Me illimitatamente, so che conosci la Mia bontà e Misericordia, perciò potremmo parlare dettagliatamente di tutto ciò che ti pesa maggiormente sul cuore ».
- L'anima: « Sono tante e diverse le cose che ho, che non so di che cosa parlare prima e come dire tutto questo ».
- Gesù: « Parlami con semplicità, come si parla fra due amici. Su, dimmi un po', bambina Mia, che cos'è che ti frena sulla strada della santità? ».
- L'anima: « La mancanza di salute mi frena sulla strada della santità, non posso adempire i miei doveri ed eccomi qua, sono proprio una nullità. Non posso mortificarmi, fare un digiuno rigoroso, come hanno fatto i santi, inoltre non credono che io sia malata ed alla sofferenza fisica si aggiunge quella morale e da ciò derivano molte umiliazioni. Vedi bene, Gesù, come si può diventar santa in tali condizioni? ».
- Gesù: « Piccola, è vero, tutto ciò è sofferenza, ma per il cielo non c'è altra strada, all'infuori della strada della croce. Io Stesso l'ho percorsa per primo. Sappi che è la strada più corta e la più sicura ».
- L'anima: « Signore, ecco ancora un altro impedimento ed un ostacolo sulla strada della santità. Mi perseguitano perché Ti sono fedele e per questo motivo mi fanno soffrire ».
- Gesù: « Sappi che siccome non sei di questo mondo, il mondo ti odia. Ha perseguitato prima Me. Questa persecuzione è il segno che segui fedelmente le Mie orme ».
- L'anima: « Signore, un'altra cosa che mi dà sconforto è il fatto che le mie sofferenze interiori non le comprende nessuno. Le tenebre hanno offuscato la mia mente e, in tali condizioni, come andare avanti? Ecco, tutto ciò in qualche modo contribuisce a scoraggiarmi e penso che le vette della santità non sono per me ».
- Gesù: « Ecco, bambina Mia, questa volta Mi hai detto molte cose. Lo so che è una grande sofferenza non essere capiti e per di più da coloro che amiamo e verso i quali la nostra sincerità è grande. Ti basti questo però, che Io comprendo tutte le tue pene e le tue miserie. Gioisco per la profonda fede che hai, nonostante tutto, nei Miei rappresentanti, ma sappi che gli uomini non possono capire totalmente un'anima, poiché ciò è al di sopra delle loro possibilità. Per questo sono restato sulla terra Io stesso, per confortare il tuo cuore addolorato e rafforzare la tua anima, affinché non venga meno lungo il cammino. Tu dici che grandi tenebre coprono la tua mente ed allora perché in quei momenti non vieni da Me, che sono la luce e in un istante posso infondere nella tua anima tanta luce e comprensione della santità che non potrai attingere da nessun libro e che nessun confessore è in grado d'insegnare, illuminando così un'anima? Sappi inoltre che queste tenebre, di cui ti lamenti, le ho sperimentate prima Io per te nell'Orto degli Ulivi. La Mia anima è stata oppressa da una tristezza mortale e a te do una piccola parte di quelle sofferenze, e questo per l'amore particolare che ho verso di te e per l'alto grado di santità che ti destino in cielo. L'anima che soffre è la più vicina al Mio Cuore ».
- L'anima: « Ancora una cosa, Signore. Cosa fare quando vengo disprezzata e respinta dalla gente e specialmente da coloro sui quali avevo diritto di contare e ciò nei momenti di maggior necessità? ».
- Gesù: « Bambina Mia, fai il proposito di non contare mai sugli uomini. Farai molte cose, se ti affiderai completamente alla Mia volontà e dirai: Avvenga di me non come voglio io, ma secondo la Tua volontà, o Dio. Sappi che queste parole, dette dal profondo del cuore, portano l'anima in un attimo sulle vette della santità. Per una tale anima ho una speciale predilezione, un'anima del genere Mi rende una grande gloria e riempie il cielo col profumo delle sue virtù. Sappi anche che la forza che hai per sopportare le sofferenze, la devi alla santa Comunione frequente, perciò va spesso a quella fonte di Misericordia ed attingi col recipiente della fiducia tutto ciò che ti serve ».
- L'anima: « Ti ringrazio, Signore, per la tua inconcepibile bontà, per esserTi degnato di rimanere con noi in questo esilio, dove dimori con noi come Dio di Misericordia e diffondi attorno a te lo splendore della tua compassione e bontà. Alla luce dei Tuoi raggi di Misericordia ho conosciuto quanto mi ami ».

martedì 9 dicembre 2008

Prepariamoci al Santo Natale
























































Preparati al Santo Natale con un cuore puro, sincero di buoni propositi e...

Novembre lo senti come un mese di mestizia, forse perché è un mese che porta con sé tanti ricordi di persone care che ci hanno lasciato per ritornare al Signore che le ha fatte per la gloria eterna; o forse perché Novembre è il mese che ti parla del passaggio tra l’estate e l’inverno.
È il mese che ti sprona a meditare sulla realtà della vita e della morte, sulla gioia e sul dolore, e ti ricorda il passaggio da questa all’altra vita.
Ti ricorda pure che ci sarà un giudizio al quale dovrai presentarti per rispondere se hai perso il tempo a giudicare gli altri anziché imparar a conoscere te stesso.
L’uomo è portato a pensare di più ai fatti altrui che ai propri, anziché pensare ai bisogni dei fratelli, donando ad essi qualcosa di sé.
Se sei egoista non ami il prossimo; se sei geloso non ami il prossimo; se sei invidioso non ami il prossimo; se ami far da maestro non ami il prossimo; se non accetti le idee altrui e non rinunci alle tue non ami il prossimo; se lo perseguiti volentieri non lo ami, ma fai quello che han fatto i capi dei Sacerdoti e gli anziani del popolo con Gesù perché L’avevano conosciuto più dotato di se stessi.
Infatti, quando Gesù dimostrò di conoscere i loro pensieri decisero di lapidarLo. In silenzio si lasciò condurre come pecora al macello, ma un giorno la terra tremò e la verità venne alla luce.
Chi cammina nella luce, e cioè nella volontà di Dio, non teme nessuna tenebra, anche se i figli delle tenebre sembrano più scaltri di quelli della luce.
Non contestare mai ciò che fa il prossimo tuo, ma bada piuttosto a far bene tu ciò che fai, perché Cristo non ti chiederà conto di ciò che han fatto gli altri, ma del tempo che hai perso tu, accatastando legna per il fuoco eterno.
Non usurpare l’onore altrui, poiché «…come giudichi — dice il Signore ― sarai giudicato».

Lascia che ciascuno obbedisca a Dio, senza che tu intralci le Sue opere. C’è anche chi fa la parte del diavolo nelle opere del Signore, ma almeno non desiderare di essere tra quelli; faresti un gran brutto mestiere chiunque tu sia.
Non usurpare il posto di Dio, ma lascia che Dio lavori come Gli piace nella Sua Chiesa.
È la superbia che ti porta tante volte a farti dimenticar che sei polvere e che in polvere ritornerai. Ciascun uomo è padrone neppure di se stesso, molto meno di ammazzare i fratelli. Tante anime quando si avvicinano alla Confessione parlano così: «Io non ho ammazzato». C’è un sangue che grida ancor più vendetta al cospetto di Dio: è il sangue dei martiri di spirito. Quante anime soffrono per un cuore duro e superbo! Quanti cuori piangono! Pensa, fratello, sei forse tu quello?
Nessuno può conoscere le intenzioni del suo prossimo. Qualunque siano le sue azioni, Dio solo legge nei cuori e sa discernere il bene da male, i Suoi doni dalle illusioni, gli spiriti buoni dai non buoni.
«Dal frutto si conosce l’albero» (Mt 12,33)
Dio non vuole lo stesso da tutte le anime: a chi più è dato più è chiesto.

Preparati al Santo Natale con un cuore puro, sincero di buoni propositi, e, come i Re Magi, porta alla culla del Bambin Gesù i tuoi doni: la povertà umana nei tuoi peccati, la preghiera nella speranza di una vita migliore, il desiderio di penitenza e di riconciliazione con tutti i tuoi fratelli.



domenica 7 dicembre 2008

L'uomo che pregava in silenzo


L'uomo che pregava in silenzio(Fonte non specificata)
Una volta un sacerdote stava camminando in chiesa, verso mezzogiorno, passando dall'altare decise di fermarsi lì vicino per vedere chi era venuto a pregare. In quel momento si aprì la porta, il sacerdote inarcò il sopracciglio vedendo un uomo che si avvicinava; l'uomo aveva la barba lunga di parecchi giorni, indossava una camicia consunta, aveva una giacca vecchia i cui bordi avevano iniziato a disfarsi. L'uomo si inginocchiò, abbassò la testa, quindi si alzò e uscì. Nei giorni seguenti lo stesso uomo, sempre a mezzogiorno, tornava in chiesa con una valigia... si inginocchiava brevemente e quindi usciva. Il sacerdote, un po' spaventato, iniziò a sospettare che si trattasse di un ladro, quindi un giorno si mise davanti alla porta della chiesa e quando l'uomo stava per uscire dalla chiesa gli chiese: "Che fai qui?". L'uomo gli rispose che lavorava nella zona e aveva mezz'ora libera per il pranzo e approfittava di questo momento per pregare, "Rimango solo un momento, sai, perché la fabbrica è un po' lontana, quindi mi inginocchio e dico: "Signore, sono venuto nuovamente per dirTi quanto mi hai reso felice quando mi hai liberato dai miei peccati... non so pregare molto bene, però Ti penso tutti i giorni... Beh Gesù... qui c'è Jim a rapporto". Il padre si sentì uno stupido, disse a Jim che andava bene, che era il benvenuto in chiesa quando voleva. Il sacerdote si inginocchiò davanti all'altare, si sentì riempire il cuore dal grande calore dell'amore e incontrò Gesù. Mentre le lacrime scendevano sulle sue guance, nel suo cuore ripeteva la preghiera di Jim: "Sono venuto solo per dirti, Signore, quanto sono felice da quando ti ho incontrato attraverso i miei simili e mi hai liberato dai miei peccati... non so molto bene come pregare, però penso a te tutti i giorni... beh, Gesù... eccomi a rapporto!". Un dato giorno il sacerdote notò che il vecchio Jim non era venuto. I giorni passavano e Jim non tornava a pregare. Il padre iniziò a preoccuparsi e un giorno andò alla fabbrica a chiedere di lui; lì gli dissero che Jim era malato e che i medici erano molto preoccupati per il suo stato di salute, ma che tuttavia credevano che avrebbe potuto farcela. Nella settimana in cui rimase in ospedale Jim portò molti cambiamenti, egli sorrideva sempre e la sua allegria era contagiosa. La caposala non poteva capire perché Jim fosse tanto felice dato che non aveva mai ricevuto né fiori, né biglietti augurali, né visite. Il sacerdote si avvicinò al letto di Jim con l'infermiera e questa gli disse, mentre Jim ascoltava: "Nessun amico è venuto a trovarlo, non ha nessuno". Sorpreso il vecchio Jim disse sorridendo: "L'infermiera si sbaglia, però lei non può sapere che tutti i giorni, da quando sono arrivato qui, a mezzogiorno, un mio amato amico viene, si siede sul letto, mi prende le mani, si inclina su di me e mi dice: «Sono venuto solo per dirti, Jim , quanto sono stato felice da quando ho trovato la tua amicizia e ti ho liberato dai tuoi peccati. Mi è sempre piaciuto ascoltare le tue preghiera, ti penso ogni giorno... beh, Jim... qui c'è Gesù a rapporto!»".
Vorrei con questo Natale ritrovare la mia fede...Gesù Bambino Aiutami!!!!

venerdì 5 dicembre 2008

Buon Natale!!!



L'albero di Natale raggruppa molti simboli che dimostrano, la ricchezza che ci offre la natura,
la luce, gli angeli, i frutti, i campi, le foreste e il mare. La stella che brilla annuncia la fine
del viaggio, il porto della pace. Rimanendo verde anche in inverno rappresenta
dunque la vita.
All' origine l'albero era addobbato con dei frutti sopratutto mele rosse,
ecco il perché delle palline di Natale. Poi poco a poco con il passare degli anni le decorazioni
si sono trasformate. Ma risaliamo nel tempo, poche persone sanno che l'origine dell'albero
decorato viene dall' Egitto, in effetto era una piccola piramide di legno che imitava
le gigantesche piramide. Un viaggiatore riporto' questa idea dalla terra dei faraoni in Europa.

Musica...e radio

L'amicizia è un sentimento unico che rende la vita degna di essere vissuta...

L'amicizia è un sentimento unico che rende la vita degna di essere vissuta...
Trova il tempo di essere AMICO...è la strada della felicità...