La storia della pecora
Appena creata, la pecora scoprì di essere il più debole degli animali.
Viveva con il continuo batticuore di essere attaccata dagli altri animali,
tutti più forti e aggressivi. Non sapeva proprio come fare a difendersi.
Tornò dal Creatore e gli raccontò le sue sofferenze. "Vuoi qualcosa per difenderti?", le chiese amabilmente il Signore. "Sì". "Che ne dici di un paio di acuminate zanne?".
La pecora scosse il capo: "Come farei a brucare l'erba più tenera?
Inoltre mi verrebbe un'aria da attaccabrighe".
"Vuoi dei poderosi artigli?". "Ah no! Mi verrebbe voglia di usarli a sproposito".
"Potresti iniettare veleno con la saliva", continuò paziente il Signore. "Non se ne parla neanche. Sarei odiata e scacciata da tutti come un serpente".
"Due robuste corna, che ne dici?". "Ah no! E chi mi accarezzerebbe più?".
"Ma per difenderti ti serve qualcosa per far del male a chi ti attacca...". "Far del male a qualcuno? No, non posso proprio. Piuttosto resto come sono".
Siamo, in un certo senso, come piccoli animali
senza nemmeno una pelliccia o denti aguzzi per difenderci.
Ciò che ci protegge non è la cattiveria ma l'umanità:
la capacità di amare gli altri e di accettare l'amore che gli altri vogliono offrirci. Non è la nostra durezza a darci il tepore della notte,
ma la tenerezza, che fa desiderare agli altri di scaldarci.
La vera forza dell'uomo è la sua tenerezza.
(BRUNO FERRERO)
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martedì 14 ottobre 2008
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